E’ il giorno di San Valentino ed era mesi che nonostante i miei tentativi non avevo trovato nessuna con cui valesse la pena andare oltre un paio di drink e due chiacchiere. Fremevo dalla voglia di passare una serata insolita, che appagasse i miei desideri e mi facesse sentire come in un film. Quando avevo 25 anni questo accadeva più spesso, ma ora che ne ho 35 sono più disillusa e certo, anche lasciarsi andare mi risulta più difficile, ma non stasera, stasera voglio quelle sensazioni di 10 anni fa.
Mi rendo conto che le meraviglie della tecnologia moderna possono aiutarmi a trovare qualcuna che ha i miei stessi desideri.
Mi sono trascinata fino all'ultima pagina delle applicazioni sul mio telefono e ho iniziato a controllare il profilo: un piccolo aggiornamento era necessario. Mi sono resa conto che le foto erano di 3-4 anni fa e che non includevano il colore nero/grigio dei miei capelli di cui ero tanto orgogliosa e mi facevano sentire più sexy di prima. Così ho cambiato le foto per dare alle nuove potenziali corteggiatrici un'idea più precisa di chi ero, ho dato una rapida rilettura alle parole del mio profilo e ho aggiunto che ero in cerca di una nuova avventura, ho ridotto il raggio di ricerca dell'app al minimo possibile per trovare ragazze più vicine e...
"E si parte", ho borbottato a bassa voce tra me e me. Che lo swiping abbia inizio.
No. No. No. No. No. No. No. Oh, carina. No. No. No. Prossimaaaa. Foto di gruppo 1, foto di gruppo 2, foto di gruppo 3, ehi ma tu quale sei?
No. Certo. No. Certo. No. Ma si dai, perchè no. No. No. Ragazzo etero cis, addio. No. No. No. Wow. E' bellissima. No... No... No... NO.
<3 MATCH <3 Il tuo match è online, scrivi un messaggio.
Avevo matchato con la ragazza wow, e ora? Volevo scrivere qualcosa di originale, il classico “hey, come stai” risuonava enormemente ridicolo.
Mentre penso a cosa scrivere è la ragazza wow, Carlotta, a prendere l’iniziativa “Ci sei per un drink stasera? ho voglia di nuove avventure anche io…”
Solo ricevere quel messaggio mi fa battere il cuore più velocemente, rispondo. Dopo un paio di messaggi decidiamo di vederci in un cocktail bar non lontano dalle nostre case, vivevamo a due isolati di distanza, perfetto per un’avventura senza troppe complicazioni.
Quando la vedo per la prima volta il mio cuore batte fortissimo, fino alle orecchie, tant’è che la mia espressione è quella del pesce in un acquario, bocca aperta, muovendo le pinne a casaccio. Cosi io, con le mie pinne, faccio cadere il telefono e mentre cerco di raccoglierlo perdo anche gli auricolari Bluetooth, insomma a primo impatto non avevo certo fatto la figura della leonessa sexy, in quel momento l’animale che mi rappresentava di più mentre cercavo di raccogliere i miei averi di non farne cadere altri è la papera.
Raccolgo anche la dignità rimasta e la raggiungo all’entrata del locale, lei mi abbraccia con un gran sorriso, è felice che il suo date sia io mi dice, “sei più bella che in foto” aggiunge, e io arrossisco e balbetto qualcosa come “anche tu”.
Ci sediamo e ordiniamo da bere, un po’ di alcol mi aiuta sempre a sciogliermi un po’ e a trovare la confidenza persa qualche attimo prima. La conversazione fluisce serenamente, ridiamo e ci raccontiamo le nostre vite, lei mi racconta che è in una relazione aperta con una ragazzo di cui si è innamorata quest’estate nonostante sia sempre stata in relazioni con donne, a 30 è successo, e non lo credeva possibile. Questa storia mi intenerisce, non so bene neanche io perché, forse perché empatizzo con il fatto che non deve essere facile rimettersi in questione a 30 anni o forse perché nei suoi occhi leggo altrettanto, tenerezza e amore e alla fine è quello che ricerco anche io.
“Sai, è stato facile aprirsi con te oggi, mi hai fatta sentire protetta, a mio agio” mi dice prendendomi la mano sotto il tavolo del bar.
Io sorrido e in quel momento, mentre ci guardiamo negli occhi tenendoci per mano sento un’irrefrenabile voglia di baciarla. Cerco di trattenermi, siamo in un bar e non non mi sono mai sentita a mio agio a baciare le ragazze in un luogo pubblico, perciò decido di andare in bagno, spezzare il momento e ritornare in me.
Il bagno del locale era elegante, tutto in marmo nero e bianco con un dispenser per ambienti dal profumo legnoso che mi ricorda una sauna, adoro quando il design è curato nei minimi dettagli. Lo trovo appagante.
Entro nella toilette ma non riesco a chiudere la porta, qualcosa la blocca, una mano sottile, riapro e lei è li davanti a me.
“avevo bisogno di andare in bagno anche io, ti dispiace?”
“per niente, vieni pure”
Chiudo la porta dietro di me e mi prendo un momento per guardarla prima di fare qualsiasi altra mossa. Era uno schianto assoluto, con una morbidezza palpabile. Occhi scuri, guance rotonde, riccioli neri sciolti e curve da togliere il fiato. Volevo avvolgerla tutta intorno alle mie dita.
Con la porta e le pareti divisorie che arrivavano fino al pavimento, eravamo perfettamente nascoste in quel piccolo armadio pieno di scandali. Lo spazio non era esattamente insonorizzato, ci sforzammo di rimanere in silenzio mentre iniziavamo la nostra esplorazione reciproca. Non ci scambiammo parole: cercammo il permesso attraverso sguardi e tocchi cauti.
Le mie guance diventano bollenti mentre avvicina la sua mano al mio viso e mi accarezza la guancia con le sue dita incredibilmente morbide. Istintivamente, poggio la mia mano sulla sua, le nostre dita si intrecciano in un abbraccio. Le nostre labbra, trasportate dal momento si avvicinarono come calamite, sentire le sue labbra incollate alle mie mi fa emettere un gemito di piacere impossibile da trattenere.
Mi persi nel vortice della sua strana, nuova e familiare morbidezza. Aveva l'odore di una persona che conoscevo. Le nostre mani hanno iniziato ad esplorarsi piano piano. Dove io ero minuta lei aveva curve accoglienti. Lei era morbida dove io ero tesa. Le sue dita districarono i miei nervi mentre percorrevano la mia schiena, liberando le farfalle frenetiche dalla porta della gabbia nascosta di cui ignoravo l'esistenza. Feci scorrere le dita tra i folti riccioli dei suoi capelli premendo ancora di più le sue labbra contro le mie. In cambio, lei si stringe ai miei fianchi per farmi entrare ancora di più nel suo mondo.
La mia mano scivola sotto il bordo della sua gonna, sfiorando la pelle nuda della sua coscia; la scossa di assestamento del suo brivido si riversa dalla sua lingua nella mia bocca.
Le mie dita la stuzzicano tra la sua gamba e l'orlo del vestito fino a sentire il calore della sua vulva. Lentamente, delicatamente, le muovo all'interno e su verso la seta gonfia delle sue mutande. Trattenne il suo gemito affondandolo nel mio collo mentre traccio con tortuosa cura la linea della sua vulva. Quando sposto la seta e affondo il dito medio tra le sue pieghe, sono accolta da un forte gemito di approvazione. Faccio scivolare il suo bagnato fino al clitoride pulsante e traccio piccoli cerchi intorno e ancora seguendo il ritmo che mi indica lei con i suoi gemiti. L'aumento era quasi impercettibile, ma gradualmente aumentai la pressione delle mie dita sul suo clitoride. Valuto l'intensità delle scosse che il suo corpo mi rimanda e ad un certo punto è chiaro: lei nasconde il viso nella mia spalla e tira fuori dai polmoni ogni grammo d'aria per soffocare un gemito disperato.
Sento la sua vulva aprirsi ed aumento la velocità del mio tocco. La mia bocca si appoggia al suo seno. Le corde del suo collo sono tese, presumibilmente per sedare i suoni che provavano a sfuggire.